Uno stop al consumo del suolo con il DDL del governo Monti?
Sembra incredibile che, in una situazione di crisi economica diffusa dove tutti parlano (a sproposito) di crescita come unica soluzione percorribile, dove “il mattone” da sempre sostiene il PIL delle nazioni in crescita (tra i paesi BRIC in Cina vale il 30% del PIL!), dove il suolo è una merce di scambio pur essendo una risorse che per definizione è limitata e non rinnovabile, il governo Monti (quello dei professori di economia) decida che è una priorità per il paese la tutela del suolo. Mi ha piacevolmente sorpreso che il presidente Monti abbia addirittura dichiarato che il provvedimento salva suoli “…forse avremmo dovuto metterlo nel nostro primo provvedimento Salva Italia“! (l’estratto del DDL).
Che il problema del consumo del suolo fosse una priorità a livello planetario è ormai noto. La UE ha avviato iniziative (forse un po deboli….) per portare a zero il consumo del suolo entro il 2050 con la Resource Efficiency Roadmap, COM(2011) 571. Una panoramica a livello europeo è stata presentata dalla Commissione a maggio nella conferenza “Soil remediation and soil sealing” (qui).
La perdita di suolo a livello continentale è pari a 100.000 ha/anno e si stima un perdita di produttività agricola, a livello europeo, pari a 6 milioni di tonnellate di frumento all’anno! (si veda la presentazione del JRC)
Difendere la capacità del nostro pianeta di produrre cibo per l’umanità è un tema più che attuale.
Della situazione in Italia ci danno un’idea il dossier redatto dal WWF e dal FAI “Terra Rubata” e il film “Il Suolo Minacciato“. Il tema è molto discusso e sarà affrontato anche nei Colloqui di Dobbiaco: “Suolo: la guerra per l’ultima risorsa” che vado a seguire dal 28 al 30 settembre.
In effetti il DDL mette mano alla complessa normativa della pianificazione urbanistica, facendola diventare una componente della pianificazione territoriale a livello nazionale. Cercando di definire un equilibrio tra le diverse funzioni del suolo, secondo me con un punto di vista un po’ troppo antropocentrico, il DDL prende in considerazione solo le funzioni agricole e urbanistiche del suolo. Le aree naturali sono un po’ trascurate, come evidenzia anche l’INU (Istituto nazionale di Urbanistica), pur plaudendo all’iniziativa.
Ma in effetti il problema è verso le aree agricole: difficilmente oggigiorno, con tutti i vincoli che ci sono, si urbanizzano aree naturali. Le statistiche in tal senso ci confermano che, sia a livello continentale che nazionale, le aree aggredite dall’urbanizzazione sono prevalentemente quelle agricole.
Evidenziamo alcuni punti interessanti del ddl.
Estensione massima di superficie agricola edificabile
A livello nazionale si definisce un valore massimo di suolo da urbanizzare a livello nazionale e lo si ripartisce fino ai singoli comuni dando per ogni comune un valore massimo di riferimento.
Questo elemento rivoluziona la pianificazione urbanistica in quanto si sottrae ai comuni la libertà di scegliere in che modo usare (o distruggere) il proprio suolo. Già in un post precedente avevamo evidenziato come la decisione di modificare l’uso del suolo è cosa troppo seria, e che porta a scelte irreversibili, da lasciarla in mano ai singoli amministratori comunali, che sono sovraesposti politicamente.
Oneri di Urbanizzazione
Ulteriore problema che viene affrontato dal DDL è l’abrogazione della norma Bassanini (311/2004) che consente ai comuni di utilizzare, per le spese in conto capitale (dagli stipendi alla festa paesana per intenderci) fino al 75% degli introiti incassati dagli oneri di urbanizzazione. Con il DDL si elimina questa mostruosità che costringeva i comuni a fare cassa urbanizzando il territorio.
Qualche quesito…
Ovviamente questo DDL porta a fare alcune considerazioni:
Quali statistiche sono state utilizzate per calcolare il cosumo di suolo? A dire il vero neanche la definizione è univoca come si riporta anche su Wikipedia. Sappiamo che di statistiche uniche e certe non ce ne sono in giro, e allora quali statistiche saranno prese come base di riferimento?
Quali sono i criteri di ripartizione con cui si andranno ad assegnare i livelli massimi di trasformazione del territorio rurale?
Come si inseriscono le regioni e le province (non le hanno ancora abolite) in questo processo?
Come gestire i processi di trasformazione in essere o già pianificati?
Come si procederà al controllo che queste indicazioni siano rispettate?
Quali provvedimenti saranno presi nei confronti delle amministrazioni inadempienti?
Probabilmente ci sono molti altri quesiti a cui dare risposte e penso che la comunità geomatica possa dire la sua in questo momento.
Da cittadino mi auguro che questo DDL venga emanato perche rappresenta un passo in avanti nel difendere una risorsa, il suolo, chè ci è data in prestito dai nostri figli.
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